Davoli

Mio padre tornava al suo “paese” almeno una volta al mese, all’epoca lui era ancora nei 30 ed io non ne avevo neanche 10; si partiva il venerdì all’uscita della scuola e si ritornava la domenica sera. Sembra una bella sfacchinata, visto che la distanza da coprire erano più di 600 Km, eppure io ricordo che attendevo quei fine settimana con molta trepidazione. Discendere la parte meridionale del nostro bel Paese è uno spettacolo di per se, ma più che quello, ad emozionarmi era la destinazione: Davoli. Era sempre bello rivedere la nonna e tutti gli altri parenti ma, da bambino nato e cresciuto a Roma, era altrettanto bello ritrovarsi in una realtà completamente opposta a quella della grande città, con un altro modo di vivere ed un’ambientazione decisamente diversa da quella a cui ero abituato. Dopo un viaggio di oltre sei ore, passare sotto l’arco che segna l’inizio del Paese, parcheggiare la macchina in piazza e ritrovarsi in questa realtà alternativa era sempre una grande emozione.

Davoli con i suoi palazzi e costruzioni in pietra, con i suoi portali, con le sue vie, viuzze e vicoli dove finivo irrimediabilmente per perdermi, ma dove potevo farlo tranquillamente senza preoccuparmi di fare brutti incontri (anzi, a Davoli tutti sembravano conoscermi; tutti sapevano che ero un Primerano, e la maggior parte sapeva anche che ero il figlio di Aldo), e dove l’unico rischio era di ritrovarsi in un’altra terrazza con vista mozzafiato sulle montagne circostanti ed il mare in lontananza, o in qualche altra piazza, o davanti l’ingresso di una delle tante chiese, o anche meglio per un giovane bambino, su una strada che già si conosceva e ricominciare tutto da capo.
A Davoli ho passato molte delle più belle estati della mia vita, e anche se il mare d’estate non si batte, l’atmosfera del Paese è unica… passeggiarci è venire a contatto e conoscere una storia, una cultura ed un passato antico, ed è impossibile non restarne affascinati se non addirittura innamorarsene per sempre.

Per questi motivi quando mio padre mi ha chiesto di scrivere queste righe, non ho cominciato a sbuffare come di solito faccio quando mi chiede un favore, ma ho anzi accettato con grande entusiasmo, anche perché erano anni che mi ripromettevo di leggere i libri di Padre Gualtieri su Davoli da papà editi, ma che finivano sempre irrimediabilmente dietro altri libri da leggere o altre occupazioni; ora finalmente avevo una scusa per non tirarmi più indietro.

Prima di leggere questi libri pensavo di conoscere bene Davoli, ma mi sbagliavo di grosso. O meglio, lo conoscevo bene, ma non lo avevo mai approfondito; mi rendevo conto della sua “età”, ma non mi ero mai reso conto di quanta storia avesse alle spalle; avevo notato la sua architettura, ma non avevo mai capito da quanta cultura questa dipendesse. Passeggiare per le sue strade consultando “Passeggia con me per le vie di Davoli” è stata un’esperienza incredibile, praticamente la stessa cosa che girarlo accompagnato da un paesano che conosce come le sue tasche non solo il Paese, ma anche tutta la sua storia. È stato strabiliante scoprire l’esistenza di storiche famiglie nobili e quanti personaggi importanti nel corso della storia sono passati per il paese; vedere i palazzi dove questi hanno vissuto e percepire la grandezza e bellezza di queste abitazioni ormai purtroppo in decadenza (ma che anche in queste condizioni non hanno perso nulla del loro fascino, anzi…); dare un nome, un’origine ed una collocazione storica a tanti portali che davo ormai per scontati, dopo anni in cui ci sono passato distrattamente davanti.

Tutto questo mi ha fatto apprezzare Davoli ancora di più di quanto già facevo, ma devo dire che la parte che più mi ha conquistato di queste letture, sono i racconti autobiografici di Padre Gualtieri che hanno praticamente riportato in vita la Davoli degli anni ’40 e ’50, quando la sua popolazione era ancora rilevante e dietro le serrande che io ho sempre visto abbassate c’erano brulicanti botteghe, negozi e bar dove si svolgeva la vita di tutti i giorni, la stessa vita che viveva il mio papà ancora bambino.

Questi libri sono un letteralmente un viaggio dentro Davoli, non solo geografico ma anche storico e pertanto ne consiglio la lettura a tutti coloro che in qualche modo sono legati a questo Paese e vogliono conoscerlo meglio, perché a Davoli c’è molto più di quello che sembra, ed al momento ci dovrebbe essere molto di più di quello che c’è. Girando per altri borghi in Italia (sia al sud che al centro o al nord) mi sono inevitabilmente trovato a confrontarli con Davoli, e a pensare che quest’ultimo non ha molto da invidiare a quelli che ho visitato, inclusi quelli più rinomati, se non il fatto che questi sono riusciti a mantenersi in vita. In questi libri ho trovato la vitalità che per ora il Paese ha perso, e conoscerla ha acceso in me la speranza che un giorno Davoli ricominci a popolarsi, che le vecchie abitazioni vengano riportate al loro vecchio lustro e che le serrande dei negozi ricomincino ad alzarsi ogni mattina, rompendo il silenzio con i rumori della vita che riprende e del profumo del pane appena fatto….